Export 2023: beni ambientali, nuovo driver. Digitalizzazione e sostenibilità, i trend focus di sviluppo
Dopo un 2022 da record con esportazioni cresciute del 20%, l’export italiano di beni nel 2023 crescerà del 6,8% con una vivace dinamica, seppure a ritmo fisiologicamente inferiore degli ultimi due anni, e supererà i 660 miliardi di euro. Il passo rimarrà sostenuto nel 2024 con un +4,6%, per poi assestarsi al +3,8% medio annuo nel biennio successivo. Si differenziano le esportazioni dei beni ambientali che crescono più della media. La quota di mercato italiana a livello globale, in crescita nel 2022 dal 2,4% al 2,6%, nel 2023, potrebbe ulteriormente aumentare nonostante un lieve peggioramento atteso della competitività di prezzo complessiva, in linea con Germania e Francia. È lo scenario che emerge dall’ultimo rapporto Sace.
L’Export si conferma dunque motore di crescita dell’economia italiana, con la digitalizzazione e la sostenibilità che si consolidano come trend fondamentali di sviluppo.
“In un mondo ancora alle prese con alcuni shock e con una diffusa incertezza, le imprese italiane devono sapersi orientare sui mercati internazionali, raccogliendo al contempo le sfide della transizione energetica e della rivoluzione digitale, che già da ora influenzano la loro operatività”, è quanto si legge nel dossier realizzato dalla società controllata dal MEF e specializzata nei servizi di supporto al commercio estero delle imprese.
Rivoluzione tecnologica e transizione sostenibile sono dunque le sfide da affrontare oggi per costruire il mondo di domani. Investire in digitalizzazione, innovazione e transizione energetica è l’arma di cui dispongono le imprese italiane, per rafforzare sempre di più la propria competitività sui mercati internazionali e crescere in modo sostenibile.
Export italiano: il ruolo chiave dei beni ambientali
Entrando nel dettaglio dei numeri, per la prima volta nel Rapporto Export Sace, vengono analizzati anche i flussi internazionali di beni ambientali, in cui sono inclusi i beni connessi alla protezione dell’ambiente, come ad esempio i convertitori catalitici per veicoli, e quelli essenzialmente “più puliti”, ovvero biocarburanti, batterie senza mercurio e auto ibride ed elettriche.
Il commercio internazionale di tali beni, negli ultimi 20 anni, ha avuto una crescita del + 7,5% annuo, superiore al +5,8% dell’export complessivo di beni, superando i 1.750 miliardi di dollari. La crescita dovrebbe continuare nel biennio (+9,3% quest’anno e 9,7% nel 2024), per poi stabilizzarsi su un incremento del 14% annuo nel biennio 2025-26. I protagonisti del mercato sono l’Europa e l’Asia.
Il valore delle esportazioni italiane di questi beni è pari a 60 miliardi di dollari (dato 2021), ovvero il 3,4% degli scambi mondiali. I settori trainanti sono la meccanica strumentale, gli apparecchi elettrici, e gli strumenti di misurazione e controllo. Per il nostro Paese, l’export di beni ambientali avrà una crescita del 9,3% nel 2023 e del 9,7% per il 2024, accelerando poi a circa il 14% all’anno in media nel 2025-26.
Per quanto riguarda invece i beni intermedi, questi cresceranno in maniera importante, +9,9% nel 2023, grazie soprattutto al caro prezzi. Emergono in particolare chimica e farmaceutica. Per il 2024 è invece attesa una ripresa dei beni di investimento (+5%), che spingeranno le vendite italiane oltre confine. Tale crescita sarà favorita dalla svolta green nelle principali economie la cui domanda, pubblica e privata, richiama anche i prodotti del settore – in particolare gli apparecchi elettrici – che rientrano a più riprese nella categoria dei beni ambientali.
Più opportunità per chi investe in tecnologie 4.0
È forte la spinta degli investimenti in nuove tecnologie come il 4.0 e l’intelligenza artificiale, ma restano fondamentali anche formazione e nuovi modelli di business. A tal proposito, nel rapporto Sace, emerge un altro dato estremamente interessante: “Le imprese che investono in 4.0 e contestualmente innovano il proprio modello di business hanno una probabilità di esportare superiore di circa tre volte rispetto a quelle che investono senza modificare il proprio modello”.
I mercati più promettenti
Germania, Stati Uniti, Francia e Cina si confermano i mercati di riferimento per le vendite delle imprese italiane, ma ci sono importanti novità. Tra le aree geografiche di destinazione la crescita è sempre più robusta in mercati come i Paesi del Golfo – tra cui Arabia Saudita (+15,6%) ed Emirati Arabi Uniti (+10%), Cina (+17%) e India (+10,3), Thailandia (+ 13,5%) e Vietnam (+8,1%), insieme a Messico (+ 8,4%) e Brasile (+7,2%), impegnati in un percorso di transizione energetica e trasformazione digitale, senza dimenticare gli Stati Uniti (+6%). Da sottolineare la Croazia (+14,4%), new entry dell’Eurozona e porta d’ingresso ai mercati della regione balcanica.
Fonte articolo: Fantinamobile.it – Elerdini Beatrice