Economia Italiana, PIL migliore dell’atteso
L’economia italiana: evita la recessione anche nel primo trimestre 2023. PIL migliore dell’atteso
L’economia italiana si avvia a evitare la recessione anche nel primo trimestre del 2023. Nelle stime, dei principali istituti, il PIL italiano va meglio dell’atteso. Il prezzo dell’energia è calato, quello dei metalli invece risale, ma c’è meno inflazione e quindi si intravede la svolta per i tassi. È l’analisi che arriva da Confindustria con congiuntura flash. L’Italia si dimostra resiliente, con una crescita superiore al previsto, anche se con numeri nettamente inferiori al 3,9% dello scorso anno. L’industria migliora (+1,6%), ma non le costruzioni, crescono anche i servizi. Reggono i consumi delle famiglie, gli investimenti sono in ripresa, sale il numero degli occupati, ma contestualmente c’è maggiore scarsità di manodopera. L’export frena, tra un’Eurozona caratterizzata da un ripresa disomogenea e gli Stati Uniti in cui la crescita è senza industria.
I numeri dello scenario economico italiano
Entrando nel dettaglio dell’analisi di Confindustria, possiamo sinteticamente ritrarre lo scenario economico italiano, nei seguenti punti focus:
Cala il prezzo dell’energia: la discesa in atto da fine 2022, pur rimanendo ben al di sopra dei livelli di due anni fa, sta favorendo la riduzione dell’inflazione in Italia e Europa (seppur su valori ancora elevati). L’andamento attuale lascia intravedere la fine del rialzo dei tassi entro il 2023 (non prima di un altro paio di aumenti). La fiducia risale, i servizi restano in crescita sostenuti dalla tenuta dei consumi, mentre industria e investimenti faticano a reggere i maggiori costi di credito e commodity. Per quanto riguarda il gas, il prezzo rimane relativamente basso a febbraio (56 euro/mwh in media), ben al di sotto dei livelli registrati in tutto il corso del 2022 (non bisogna però dimenticare che nel 2019 era a 14 euro). Anche il prezzo del petrolio sembra essersi stabilizzato (83 dollari al barile) su valori poco superiori a quelli pre-crisi (64 dollari). Diverso l’andamento delle commodity non-energy (+3,4% da ottobre), soprattutto i metalli (+16,8%), che volano verso l’alto in questo inizio di 2023.
Inflazione scende grazie al calo del prezzo del gas: In Italia continua a calare (+10,1% a gennaio, +11,8% a ottobre), grazie alla minor variazione annua dei prezzi dell’energetici (+43,1%, da +71,1%). La dinamica, al netto di energia e alimentari, resta tuttavia in salita (+4,6% da +4,2%), per la trasmissione dei rincari passati (energia) agli altri beni.
Industria in ripresa: al contrario delle costruzioni. In particolare, la produzione ha registrato a dicembre una crescita del +1,6%, dopo tre mesi di calo. Nel 4° trimestre la variazione è stata comunque negativa (-0,9%, dopo -0,6% nel 3°), ma poco marcata nel manifatturiero (-0,4%). Andando ad analizzare i dati qualitativi di gennaio, si configura uno scenario in miglioramento: il PMI è risalito (50,4 da 48,5), la fiducia delle imprese ha smesso di scendere, gli ordini calano meno, le scorte si sono lievemente ridotte. Nelle costruzioni, invece, persiste la fase di debolezza: il PMI è a 48,2 (da 47,0).
Investimenti in ripresa: a inizio 2023 si configura uno scenario in miglioramento. Le aspettative delle imprese sulla domanda sono tornate positive (+10,4 sul 1° trimestre il saldo delle risposte, -4,8 per fine 2022). Cresce inoltre la quota di aziende che prevede un aumento degli investimenti nei primi sei mesi dell’anno (20,0 da 14,4).
Tassi, svolta all’orizzonte. A dicembre il costo del credito per le imprese italiane è salito ancora, a 3,55%, da 1,18% a fine 2021. La percentuale di imprese industriali che ottiene credito solo a condizioni più onerose è cresciuta al 42,9% (da 7,3%). La stretta è l’effetto diretto del rialzo del tasso ufficiale BCE, portato al 3,00% a febbraio e annunciato a 3,50% a marzo. Secondo le previsioni, potrebbe esserci un ultimo ritocco nel 2023 e poi lo stop. Il BTP a febbraio si è stabilizzato al 4,04%, poco sotto i picchi (era a 0,97%).
Occupazione: cresce, ma la manodopera è più carente. Se da un lato l’occupazione è in aumento (+37mila a dicembre), dall’altro si registra una scarsità di manodopera per una quota crescente di imprese (7,3% da 1,8% a fine 2019, nella manifattura).
Export: bene, ma in frenata. Nel 2022 l’export italiano è aumentato del 7,7% in volume. USA e Francia sono i primi mercati che hanno contributo alla crescita. A fare da traino sono stati gli articoli farmaceutici e chimico-medicinali. Questa ottima dinamica subisce però l’effetto della stagnazione nel 4° trimestre, che riduce il “trascinamento” al 2023 (appena +1,0%). Permangono inoltre a gennaio segnali di rallentamento per l’export, in base ai giudizi sugli ordini esteri delle imprese manifatturiere.
Fonte articolo: Fantinamobile.it – Elerdini Beatrice