Boom di nuovi impianti di biometano in Europa. Obiettivo: l’indipendenza energetica
Dal 2021, in soli due anni, il numero di impianti di biometano operativi in Europa è aumentato di quasi il 30%. Con un incremento di circa 300 unità, ad aprile 2023, siamo giunti a un totale di 1.322 impianti, di cui il 75% è già collegato alle reti di trasporto o distribuzione (ciò permette l’inserimento del biometano nelle reti di consumo). Nel medesimo periodo, a crescere è anche la produzione di biometano con un +20%, per un totale di 3,5 miliardi di metri cubi, ovvero poco più dello 0,6% del consumo di gas del continente. È lo scenario tratteggiato dall’EBA, l’European Biogas Association, l’associazione che rappresenta i produttori di biogas a livello europeo, nella nuova Mappa Europea del Biometano.
Biometano: cos’è e come si produce
Ma facciamo un breve passo indietro: cos’è il biometano? È la versione “green” del metano: deriva dal biogas, che è stato sottoposto a un processo di upgrading, ovvero di raffinazione e purificazione, la cui concentrazione di metano CH4 supera il 98%. Il biogas, desolforato e deumidificato, viene sottoposto a depurazione, un trattamento che consente di separare il metano dagli altri gas che compongono la miscela biogas. Il biometano ottenuto può essere utilizzato, commercializzato e trasportato, in forma gassosa o liquefatta, esattamente come il gas naturale.
Il primo impianto di biometano da rifiuti è stato costruito nel 1981, negli Stati Uniti. In Europa la tecnologia è arrivata nel 1987 con il primo impianto di Tilburg-De Spinder, ancora oggi in funzione nei Paesi Bassi.
In base a uno studio del CNR-Lia, da solo potrebbe contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra fino al 121%, per questo assume un ruolo centrale nel processo di transizione energetica che coinvolge sempre più ambiti produttivi. Un esempio perfetto di economia circolare che porta con sé il vantaggio di ridurre la dipendenza dalle importazioni.
La mappa della crescita degli impianti di biometano
Come accennato in apertura, secondo i dati presentati da EBA – European Biogas Association, in collaborazione con GIE – Gas Infrastructure Europe, dal 2021 è boom di impianti di biometano in Europa. Rispetto alle precedenti edizioni della mappa, il numero è fortemente aumentato: 483 impianti nell’edizione 2018, 729 nell’edizione 2020 e 1.023 nell’edizione 2021.
Segno inequivocabile della marcata espansione dell’industria del biometano e contestualmente della volontà di molti Paesi Europei di prediligere nuove fonti di energia sostenibile, per ridurre l’impatto ambientale.
Entrando nel dettaglio dell’andamento 2021, la crescita maggiore si registra in Francia, dove la capacità produttiva è aumentata di 2130 GWh. Seguono la Danimarca con +1642 GWh e la Germania con +1553 GWh. Le performance del 2022 dovrebbero essere ancora superiori. In termini assoluti, invece, l’incremento più deciso nel 2021 si registra in Germania (+12753 GWh), seguita da Regno Unito (6183 GWh), Danimarca (5683 GWh), Francia (4337 GWh), Olanda (2374 GWh) e per sesta l’Italia con 2246 GWh aggiuntivi.
Obiettivo europeo: l’indipendenza energetica
“La crescita notevole, nell’ultimo decennio, della produzione di biometano e questa tendenza al rialzo continua con un aumento di quasi il 30% del numero di impianti di biometano rispetto alla precedente edizione di questa mappa, sono un segnale forte degli sforzi dell’industria per aumentare la produzione e spingere per un’ulteriore accelerazione, al fine di raggiungere l’obiettivo di 35 bcm entro il 2030, proposto dalla Commissione Europea, nel piano REPowerEU“, ha affermato Harmen Dekker, numero 1 dell’EBA.
Una crescita di fondamentale importanza dunque, anche nell’ottica del raggiungimento dell’indipendenza energetica dell’UE.
A Schiavon l’impianto di biometano più grande d’Europa
Dei 1322 impianti attualmente presenti in Europa, il più grande impianto di produzione di biometano da reflui zootecnici si trova nel nostro Paese, in Veneto, a Schiavon. A gestirlo sono le società Motta Energia e EBS – Etra Biogas Schiavon. È anche un esempio virtuoso di agroecologia e compartecipazione. Quotidianamente infatti, vi sono 117 aziende agricole locali che forniscono 360 tonnellate di letame, liquami bovini e pollina, per alimentare l’impianto. Annualmente, produce 7.000 tonnellate di biometano.
A Gavassa un nuovo impianto a biometano
Lo sviluppo degli impianti a biogas continua la sua scalata, di recente è stato infatti inaugurato un impianto FORSU (Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani) Iren a Gavassa, frazione di Reggio Emilia. Un altro esempio di economia circolare applicata all’ambiente e alla gestione dei rifiuti. Qui la frazione organica dei rifiuti solidi urbani viene trasformata in biometano per utilizzi industriali e alimentari.
Fonte articolo: Fantinamobile.it – Elerdini Beatrice