Global Attractiveness Index 2023: Italia più attrattiva ma permangono ambiti di criticità
Torna il Global Attractiveness Index (GAI) 2023 a delineare la geografia della competitività dei principali Paesi. L’annuale ricerca, realizzata da The European House – Ambrosetti e presentata al Forum di Cernobbio, evidenzia come l’Italia sia riuscita a compiere un significativo passo in avanti, guadagnando tre posizioni rispetto all’anno precedente, e piazzandosi al 17° posto. Grazie a questo risultato, l’Italia passa da Paese a potenziale di attrazione medio-basso, a Paese a potenziale di attrazione medio-alto.
Sulle performance del nostro Bel Paese continuano tuttavia a gravare tre grosse criticità: i salari bassi, la scarsa digitalizzazione delle imprese e il peso insufficiente di ricerca e sviluppo. Ambiti su cui l’Advisory Board GAI ha elaborato una serie di proposte d’intervento.
Il metodo di analisi
Il GAI è un indice composito che mette a confronto 146 economie rappresentanti il 96% della popolazione mondiale e il 97% del PIL. Prende in considerazione 4 macroaree: Apertura, Innovazione, Efficienza e Dotazione. Valuta inoltre 4 sotto-Indici: Indice di Posizionamento (IP); Indice di Dinamicità (ID), Indice di Sostenibilità (IS) Indice di Orientamento al Futuro e Indice di Esposizione al Conflitto russo-ucraino.
La classifica
Entrando nel dettaglio della classifica della VI edizione del Global Attractiveness Index, al primo posto si posiziona la Germania, con un punteggio pari a 100 (+33,7 punti), seguita da Stati Uniti a 94,7 e Regno Unito a 92,7. Il posizionamento dell’Italia, come accennato in apertura, segna un netto miglioramento, registrando la più grande variazione nel ranking del Paese dalla nascita del GAI, passando dal 20esimo al 17esimo posto.
Nonostante l’andamento positivo all’interno della classifica, il Bel Paese non riesce tuttavia a colmare il divario con i Paesi Benchmark (Francia, Spagna e Germania). Infatti, pur registrando un punteggio di 66,3, con un miglioramento di 4,1 punti rispetto al 2022, evidenzia ancora un divario di 12,6 punti con la Francia e di 33,7 con la Germania. Degno di nota è il “recupero” della Spagna, che pur essendo in una posizione inferiore rispetto all’Italia, migliora notevolmente il proprio punteggio (64,6 nel 2023 vs 58,7 nel 2022), segnando un distacco di soli 1,7 punti dal nostro Paese.
Prendendo in considerazione i Paesi del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Stati Uniti, Regno Unito, Stati Uniti), l’Italia risulta essere il Paese meno attrattivo del gruppo con uno score di 19 punti inferiore alla media (85,4).
Solo 7 Paesi si posizionano si posizionano nella fascia di alta attrattività, ovvero il 4,8% del totale dei Paesi analizzati, e sono: Germania, Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Cina, Corea del Sud, e Australia. Nella fascia di buona attrattività, si collocano 17 Paesi (11,6% del totale), tra cui anche l’Italia; 74 Paesi hanno una media attrattività (50,7%) e 47 Paesi una bassa attrattività (32,2%).
Apertura, Innovazione, Efficienza e Orientamento e Dotazione
Analizzando le singole macro-aree, per quanto riguarda l’Apertura l’Italia si colloca alla 45esima posizione; è invece 11esima per Innovazione, 56esima per Efficienza e 12esima per Dotazione.
Il punto di forza dell’Italia si conferma dunque l’Innovazione, anche se sul punteggio relativo a quest’area non si registrano miglioramenti significativi. Il Paese conserva valori stabili nei KPI 6 (tasso di occupazione in settori high-tech) e KPI9 (numero di pubblicazioni scientifiche). Si registra un miglioramento di una posizione nell’export di beni high tech (KPI 7) e nell’Indice di dotazione tecnologica (KPI 8). Peggiora invece di una posizione la percentuale di utilizzatori di Internet (KPI 10).
Riguardo alla Dotazione, la classifica relativa al PIL migliora di 5 posizioni, quella degli Investimenti fissi lordi sul PIL Nazionale di 15 posizioni e quella dell’Indice di Dotazione Naturale di 4 posizioni.
Nell’area dell’Efficienza il Paese si mostra ancora piuttosto debole, collocandosi al 56° posto.
Sostenibilità, Dinamicità, Orientamento al Futuro ed Esposizione al Conflitto russo-ucraino
Alla fotografia delineata dalle 4 macro-aree si affianca lo scenario dei sotto-indici. Partendo dall’indice di Sostenibilità, l’Italia registra buone performance, anche se con un risultato peggiore rispetto al 2022 (dalla 27esima posizione alle 35esima). Rispetto ai Paesi Benchmark, l’Italia si colloca 10 posizioni sotto la media di Francia, Germania e Spagna, nell’Indice di Sostenibilità complessivo; 6 posizioni sotto nel pilastro della resilienza;14 posizioni sotto nel pilastro della vulnerabilità; 11 posizioni sotto nel pilastro della Transizione Green.
Decisamente negativo è l’indicatore legato al numero di decessi dovuti all’inquinamento: l’Italia registra 407,8 decessi per inquinamento per milione di abitanti, più del doppio di Spagna e Francia. La Pianura Padana, area più popolosa del Paese, risulta la più inquinata d’Europa, dato che evidenzia l’urgenza di avviare politiche decise di riduzione delle emissioni.
Nell’Indice di Dinamicità il Paese guadagna 3 posizioni e registra un posizionamento medio, in miglioramento rispetto al GAI 2022, in cui l’Italia aveva un posizionamento critico.
A proposito di Orientamento al Futuro, l’Italia si attesta su un livello basso a causa di diversi fattori, tra cui l’invecchiamento della popolazione e le prospettive di crescita economica che rimangono stabili.
Infine, rispetto all’Esposizione al Conflitto, l’Italia registra un miglioramento, passando da un’esposizione media a bassa, grazie alla riduzione della quota di gas russo dal 40% all’11%. Migliora anche l’import di prodotti alimentari.
Le tre proposte dell’Advisory Board
Osservando il quadro globale tratteggiato dal Global Attractiveness Index, l’Advisory Board GAI ha elaborato una serie di riflessioni, dalle quali sono scaturite tre proposte per migliorare le performance del nostro Paese.
“Ci sono molteplici azioni che potrebbero e dovrebbero essere implementate per assicurare una maggiore attrattività e stimolare la crescita economica e sociale del Paese, al fine di instaurare un ecosistema imprenditoriale maggiormente compatibile con le necessità di aziende, lavoratori e investitori”, si legge nel report.
Il primo punto su cui lavorare è la questione dei salari. L’Italia è l’unico tra i grandi Paesi a registrare stipendi del 30% più bassi rispetto a 30 anni fa. A Tal proposito, il report propone:
- Affrontare la questione dei working poors, mediante adeguati strumenti legislativi, come estensione del CCNL, salario minimo, etc..
- Affrontare la questione dei bassi salari mediani, attraverso la rimodulazione delle aliquote IRPEF, riduzione del cuneo fiscale, etc…
Il secondo punto da affrontare riguarda la necessità di accelerare la digitalizzazione del Paese. A tal proposito il report suggerisce:
- Osservare gli impegni presi con i fondi del PNRR, dedicati alla digitalizzazione, facilitando l’accesso ai bandi e coinvolgendo il settore privato.
- Supportare l’adozione di sistemi digitali avanzati nelle imprese, in particolare nelle PMI
- Investire sulle competenze digitali sia per la forza lavoro attuale, sia su quella futura
Il terzo punto su cui intervenire con urgenza nel nostro Paese riguarda la necessità di favorire e incentivare l’ecosistema della ricerca e dell’innovazione.
- Definire una nuova politica industriale, che preveda una semplificazione delle norme e dei processi.
- Rilanciare il trasferimento tecnologico, con l’obiettivo di migliorare le performance dell’Italia riguardo ai brevetti, la creazione di startup e imprese innovative.
Fonte articolo: Fantinamobile.it – Elerdini Beatrice